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Conferenza stampa sui P.E.B.A. 3 ago 2012

 

Il giorno 3 agosto 2012 presso la sede della nostra associazione in via Scrima 29 si è tenuta una conferenza stampa organizzata da Renato Biondini (tesoriere dell'associazione Luca Coscioni di Ancona) a cui hanno partecipato anche le associazioni Apn Marche, Uildm), Abilmente e Aisla (Associazione italiana sclerosi

laterale amiotrofica).

Lo scopo della Conferenza era far presente alla stampa intervenuta la situazione di illegalità del la Regione Marche e della provincia di Ancona in merito ai P.E.B.A. (Piani Eliminazione delle Barriere Architettoniche).

La Regione ha delegato i Comuni a provvedere ai Piani, la cui vigilanza è stata demandata alle Province,

ma di fatto la quasi totalità dei Comuni marchigiani non hanno adottato i P.E.B.A.

Il consigliere regionale Cardogna ha da tempo presentato alla Giunta regionale un’interrogazione sui P.E.B.A. e nel mese di settembre è prevista la risposta dell’assessore Marcolini.

L’ organizzatore della conferenza stampa ha dunque invitato tutte le associazioni dei disabili ad essere presenti in Regione il giorno della risposta all’interrogazione e, in caso di un ulteriori ritardi, ad

essere pronte a manifestare per la difesa dei propri diritti.

Il Direttivo Aniep

Convegno Lions su Staminali

Impossibilitati a contattare il Lions Club di Ancona, l’Aniep ha trasmesso ad alcuni giornali locali la seguente lettera aperta indirizzata agli organizzatori del Convegno sulle Cellule Staminali tenuto il 15.06.2012 alla sede di Piazza Roma del Rettorato di Ancona. La lettera fa seguito a quanto riportato nell’articolo del Resto del Carlino – Cronaca di Ancona del 18.07.2012 dal titolo”Manca la pedana, i disabili restano fuori proprio al Convegno sulle Staminali” , che per completezza dell’informazione riportiamo integralmente:

<<Vogliamo che le cose attorno a noi cambino e per farlo abbiamo deciso semplicemente di non tacere di fronte agli impedimenti che quotidianamente dobbiamo affrontare. Questa lettera non è né un atto d’accusa contro qualcuno, né serve a dare colpe specifiche a qualcuno. Scriviamo perché non vogliamo più che la mancanza venga accettata cime un dato di fatto immutabile.>>

Ha un peso specifico enorme la lettera firmata da decine di associazioni di disabili anconetane, un monito contro la società moderna, contro il disinteresse dei cosiddetti normodotati. Una lettera che prende spunto da un fatto accaduto poco più di un mese fa e che ha visto sfortunata protagonista una famiglia con una persona disabile a carico. Il 15 giugno scorso al palazzo del Rettorato, in piazza Roma, il Lions Club Ancona ha organizzato un interessante convegno: <<Le cellule della speranza – verità e bugie sulle staminali>>. Un incontro molto affollato.

QUEL GIORNO una persona disabile voleva presenziare ai lavori, ma giunta al piano terra del Rettorato con la sua famiglia si è accorta che non c’era modo per arrivare all’aula Magna del Rettorato dove era in corso il convegno: niente ascensore, nessuna rampa speciale. Niente da fare. L’allora presidente del Lions, Piero Granarelli, si è offerto di aiutare quella persona a salire, ma purtroppo non era possibile. Morale della favola, la persona disabile non ha potuto entrare, costretta ad abbandonare la sede di rappresentanza dell’Università Politecnica delle Marche. La lettera firmata dalle associazioni affonda il coltello nella piaga: <<Paradossalmente – si legge nella lettera – la sala individuata dagli organizzatori non è accessibile per persone disabili. Per questo ci chiediamo: non avrebbero dovuto essere proprio i disabili i più interessati al convegno sulle staminali? Non vedenti, non udenti, non deambulanti, affetti da patologie genetiche e via discorrendo? Non vorremmo lasciare che la cosa passi inosservata, per questo vogliamo far sapere alla cittadinanza che cosa devono affrontare tutti i giorni i disabili e le loro famiglie delusione, umiliazione, isolamento, indifferenza, ma soprattutto esclusione sociale. Non servono persone normodotate per capire che sarebbe bastato ospitare il convegno presso una sede accessibile e seguendo una più ardita visione di integrazione>>.

La Replica di PIERO GRANARELLI, PRESIDENTE LIONS ALL’EPOCA DELLA CONFERENZA

<< MI DISPIACE per quello che è successo il giorno del convegno. Mi sono scusato allora e lo ribadisco adesso. Io ho cercato di fare di tutto per risolvere quel problema, ma non c’è stato verso. Onestamente non ci abbiamo pensato in sede di organizzazione, è stata una nostra mancanza. Certo che non potevamo immaginare che in Rettorato non fosse a disposizione un sistema per bypassare il problema delle barriere architettoniche>> . Non fa giri di parole e non cerca appigli di comodo l’ex presidente del Lions Club di Ancona, Piero Granarelli, al tempo dei fatti ancora presidente. Ruolo oggi passato nelle mani del dottor Andrea Ciavattini. Quel giorno se lo ricorda bene Granarelli: <<Fu per me fonte di grande malumore – spiega Piero Granarelli - , avevo organizzato io il convegno e tutto stava filando via liscio. Poi quel problema all’inizio dei lavori. Io e i miei colleghi rimanemmo di sale. In effetti aiutare quella persona a mano, l’unica soluzione plausibile, non era una strada percorribile. Ripeto, ho chiesto scusa alle persone interessate. Da un fatto così spiacevole ho ed abbiamo imparato molto. Faremo di tutto, nella nostra associazione, per sensibilizzare il fenomeno, magari proponendo una raccolta fondi per acquistare una rampa elettrica da piazzare in occasioni del genere quando le strutture edili non lo consentono>>.

Dice la sua pure il neo presidente del Lions, Andrea Ciavattini: <<Noi faremo la nostra parte – promette Ciavattini - , ma credo che in molti casi la responsabilità sia degli enti, soprattutto del Comune che dovrebbe azzerare questi problemi. Quel giorno io ero presente ai lavori, ma sotto il profilo scientifico, l’organizzazione e la logistica erano state curate dal mio predecessore. Una cosa è certa, cercheremo di dimostrare maggiore sensibilità nei confronti delle persone disabili nel momento di promuovere simili iniziative>>.

Questi sono i fatti come riportati dal Resto del Carlino del 18 luglio c.a.

Come già detto l’Aniep non è stata in grado di reperire l’indirizzo del Lions Club di Ancona e quindi ha ritenuto opportuno scrivere la seguente lettera aperta:

 

All’ Ex Presidente Lions Club Ancona

Dott. Granarelli Piero

e p.c.

Al Presidente Lions Club Ancona

Dott. Ciavattini Andrea,

Al Rettore dell’Università di Ancona

Dott. Pacetti Marco

Loro Sedi

Oggetto: Convegno sulle staminali al Rettorato.

 

Egregio Dottor Granarelli noi dell’Aniep di Ancona, (Associazione senza scopo di lucro, che si occupa della difesa dei diritti acquisiti dai disabili e promuove la cultura della solidarietà, delle pari opportunità e l’abbattimento delle barriere culturali e architettoniche), riteniamo oneste e sentite le sue scuse per l’accaduto in occasione del Convegno in oggetto, da lei organizzato alla sede del Rettorato di Piazza Roma di Ancona e ampiamente riportato dalla stampa locale.

Siamo anche convinti del suo grande dispiacere per non aver previsto l’inconveniente e per non aver potuto risolverlo. La informiamo che anche la nostra Associazione aveva ricevuto due inviti per il convegno, ma conoscendo la sede del Rettorato, non li abbiamo presi in nessuna considerazione pur ritenendo il tema interessante.

Non sappiamo quanto potrà confortarla, ma noi siamo del parere che questi tipi di accadimenti non dipendono da una o alcune persone, bensì dalla mancanza di cultura sulla disabilità da gran parte della società civile. Inutile è rimbalzare le responsabilità delle barriere architettoniche tra i vari soggetti. Inutile è piangere per la mancanza di denari necessari per gli adeguamenti e la loro eliminazione. I problemi non dovrebbero esistere a prescindere. Ma la mancanza di cultura sulla disabilità non fa vedere la scala, non fa vedere la colonna in mezzo al corridoio, pericolosa per il non vedente, non fa seguire gli interventi al non udente se non è presente un interprete.

Le leggi e le normative esistono ma molto spesso non vengono rispettate, non per mancanza di volontà, ma per mancanza di conoscenze specifiche e solidarietà. Senza generalizzare ma molte Istituzioni e varie categorie dei professionisti, dei commercianti, degli artigiani non hanno ancora ben presente che la società comprende anche persone disabili che hanno gli stessi diritti dei normodotati. Gli addetti ai lavori si rendono conto delle varie problematiche solo se la disabilità li tocca da vicino personalmente.

Per quanto riguarda Ancona abbiamo fatto una ricognizione per individuare le sede per organizzazioni pubbliche e riportiamo alcuni siti non accessibili: Il Rettorato di Piazza Roma; La Loggia dei Mercanti; Palazzo Cammarata (non è raggiungibile con auto dal disabile solo); Il Ridotto delle Muse; L’Aula del Mare (la guardia all’ingresso del porto non può far passare auto con permesso disabili)

               La nostra Associazione ha da tempo intrapreso la battaglia per combattere questa carenza culturale e per questo Le scriviamo nella speranza che anche Lei ed il Club rappresentato possiate farvi portatori delle nostre ragioni.

Distinti saluti.

Ancona, 4.07.2012

                                                                                                                     L’Associazione

      Aniep di Ancona

Donne disabili e sessualità

Donne disabili e sessualità: a Roma e a Torino due ambulatori, ma non basta.

Quando Laura scopre di essere malata di distrofia muscolare, quello che “sembrava essere il grande amore” era appena sbocciato. Una vita normale, pochi amici ma ben selezionati, studentessa modello. Aveva da poco compiuto vent’anni. Da allora ne sono passati dieci. E’ cambiato il suo corpo – a causa della malattia oggi Laura si sposta su una sedia a rotelle – e anche il fidanzato non è più lo stesso. “Non c’incastravamo più e, considerato le mie nuove forme, non intendo solo caratterialmente”.

Come lei ci sono Michela, Irene, Miss T e tanti altri. Disabili – dati dell’Istat indicano che oggi in Italia sono circa due milioni e 800mila di cui 960mila uomini e 1 milione 864mila donne – che, pur faticando, cercano di vivere normalmente la loro affettività e sessualità.

Del tema si sono occupati Maximiliano Ulivieri nel suo sito LoveAbility.it e Adriano Silanus, regista di “Sesso, amore, disabilità”, un viaggio lungo 9 mila chilometri lungo tutta la Penisola alla ricerca di testimonianze per dimostrare che disabilità e sesso possono convivere. “Certo – conferma Silanus – Ed è necessario parlarne. Sono ancora troppe le persone che non hanno voce”.

Soprattutto le donne. Spesso sono proprio loro ad avere le difficoltà maggiori. “Perché, quasi per natura gli uomini sono più portati a badare all’aspetto fisico delle loro partner”, spiega Ulivieri. Ma i problemi vanno al di là del semplice approccio con l’altro sesso. Anche sdraiarsi sul lettino del ginecologo per una visita di controllo, un’ecografia o per effettuare il pap test può rappresentare un ostacolo per chi ha problemi motori . In Italia sono ancora pochissime le strutture attrezzate con ambulatori ginecologici e ostetrici appositamente destinati.

Una si trova a Roma. E’ il consultorio familiare diocesano “Al Quadraro”: aperto dal 2004, quattro giorni la settimana, ogni anno si prende cura gratuitamente di 70 pazienti fornendo anche aiuto psicologico. L’altra è a Torino, all’ospedale Sant’Anna. Qui, grazie anche alla battaglia di Marina Cometto, madre di una ragazza affetta da sindrome di Rett, dal 2007 è attivo una volta al mese un ambulatorio ginecologico per donne con disabilità sia fisiche sia psichiche. E’ attrezzato con strumenti specifici per facilitare le visite, lettini ad altezza regolabile e sollevatori, e tutte le barriere architettoniche sono state eliminate per consentire l’accesso alle pazienti su sedia a rotelle. Ma non è tutto. “Il personale ha seguito un corso di formazione con fisioterapisti per imparare a gestire nel modo giusto le diverse situazioni”, spiega la dottoressa Elsa Viora. Che, insieme con la collega Paola Castagna, ha seguito il progetto fin dall’inizio: dai venti casi all’anno del 2007 ai 44 del 2008 fino ai 140 di oggi, tra cui anche quattro gravidanze. Numeri in costante aumento, tanto che sarebbe auspicabile l’attivazione di altri ambulatori analoghi. “Ormai non ce la facciamo più a gestire tutte le richieste”, conferma Viora. Quella del Sant’Anna è una struttura unica nel suo genere in Piemonte. Sempre qui, a Torino, è prevista l’apertura di una struttura in cui anche le donne disabili potranno fare il pap test nell’ambito del programma di prevenzione “Serena” della Regione.

9 luglio 2012

Fonte : Il fattoquotidiano.it

Finalmente cesserà la discriminazione sulle polizze

Un passaggio fondamentale per superare l’inaccettabile discriminazione a causa della quale le persone con disabilità cognitive, psichiche e psichiatriche – ma anche, in certi àmbiti, quelle con disabilità motorie e sensoriali – non potevano accedere alla stipula di polizze assicurative, si è avuto il 19 giugno scorso e ora l’auspicio è che le regole possano concretamente cambiare entro pochi mesi

Fino al 19 giugno scorso, le persone con disabilità cognitive, psichiche e psichiatriche – ma anche, in certi àmbiti, quelle con disabilità motorie e sensoriali – non potevano accedere alla stipula di polizze assicurative. Questo, naturalmente, comportava notevoli disagi – a loro e alle loro famiglie – ma soprattutto costituiva un trattamento altamente discriminatorio, in particolare perché fondato sul pregiudizio della non convenienza ad assicurare una persona con disabilità (rischio enorme e quindi perdita assicurata), fatto assolutamente non supportato da dati statistici e fonti scientifiche.
E così, il 6 aprile del 2011, alcune associazioni che tutelano persone con disabilità hanno spedito una lettera all’ISVAP (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo) e all’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), per denunciare l’illegalità delle esclusioni contenute nelle polizze di assicurazione a danno delle persone con disabilità cognitive, psichiche e psichiatriche.
In tale rivendicazione, determinante è stato il supporto dell’Associazione Progetto Itaca, che opera sia per l’informazione, la prevenzione, il supporto e la riabilitazione rivolti a persone con patologie o disturbi psichici o psichiatrici, sia per il sostegno alle loro famiglie.

Giuridicamente, le associazioni rivendicavano la non applicazione dell’articolo 25 (Salute), lettera e) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, in cui essa raccomanda agli Stati Membri di: «vietare nel settore delle assicurazioni le discriminazioni a danno delle persone con disabilità, le quali devono poter ottenere, a condizioni eque e ragionevoli, un’assicurazione per malattia e, nei paesi nei quali sia consentito dalla legislazione nazionale, un’assicurazione sulla vita». Dal momento poi che la Convenzione è stata ratificata dall’Italia con la Legge 18/09 e che contro le discriminazioni a danno di persone con disabilità esiste dal 2006 una legge ad hoc (67/06), l’inadempienza degli Istituti Assicurativi diventava sempre più grave e ingiustificabile. E tuttavia, fino al 19 giugno, nessuna risposta.
Da quel giorno, invece, un parere dell’Ufficio Legale dell’ANIA ha riconosciuto come «non conforme alla legge l’esclusione delle persone con disabilità cognitiva, psichica e psichiatrica dalla possibilità di sottoscrivere un contratto di assicurazione».
Nella pratica, l’iter burocratico prevederà ora che l’ISVAP comunichi all’ANIA, tramite un’apposita direttiva, l’illegittimità dell’esclusione delle persone con disabilità (un’operazione che dovrebbe concludersi entro un mese); che poi l’ANIA, ricevuta la direttiva, informi le compagnie, le quali saranno tenute a modificare il testo delle Condizioni generali, eliminando i riferimenti discriminatori e non conformi alla legge, relativi alle persone con disabilità cognitiva, psichica e psichiatrica.

L’intesa – per il momento solo verbale e che oltre a ISVAP, ANIA e Progetto Itaca, ha coinvolto anche l’UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale) – presto dovrebbe diventare ufficiale e mettere la parola fine a tante situazioni di discriminazione.
L’auspicio è quindi che già dalla fine dell’estate possa essere possibile stipulare i primi contratti.

Il Centro per l’Autonomia Umbro

25 giugno 2012
Ultimo aggiornamento: 25 giugno 2012 19:08

 

Premio "Access City Award"

Quando arriverà il premio a una città italiana?

Nel 2010 è stata Ávila, nel 2011 Salisburgo: sono le città che hanno finora vinto il premio “Access City Award”, destinato dalla Commissione Europea ai centri urbani di almeno 50.000 abitanti, capaci di fornire alle persone con disabilità un ambiente accessibile a tutti i livelli. Le candidature della terza edizione sono aperte fino al 5 settembre: che sia la volta buona per una città italiana?

Un’immagine di Salisburgo, la città austriaca che ha dato i natali a Mozart e che nel 2011 si è aggiudicata il premio europeo “Access City Award”

Sono aperte fino al 5 settembre a tutte le città dell’Unione Europea con almeno 50.000 abitanti le candidature alla terza edizione dell’Access City Award, riconoscimento della Commissione Europea che annualmente premia le città maggiormente impegnate a fornire un ambiente accessibile a tutti e in particolar modo alle persone con disabilità.
«Le porte delle nostre città – ha dichiarato in fase di presentazione Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea e commissario europeo per la Giustizia – devono essere aperte a tutti. Ci sono infatti ottime ragioni per migliorare l’accessibilità e questo premio ricompensa chi ha dimostrato come le città possano essere rese accessibili: se le esperienze, poi, vengono condivise, i traguardi ottenuti da alcuni possono ispirare altri in tutta Europa».

L’Access City Award - che prevede una prima fase di preselezioni a livello nazionale e una selezione finale a livello continentale, con le premiazioni in programma per il 3 e 4 dicembre, durante la conferenza della Giornata Europea delle Persone con Disabilità – è in linea sia con i princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sia con la Strategia 2010-2020 dell’Unione europea sulla Disabilità, nella quale uno dei pilastri è proprio l’accessibilità, con l’obiettivo di un’Europa senza barriere per tutti.
Particolare attenzione viene prestata dalla giuria, nell’assegnare il riconoscimento, all’impatto di misure riguardanti l’accessibilità sulla vita quotidiana delle persone con disabilità e sulla città nel suo insieme, tenendo conto della qualità e della sostenibilità dei risultati ottenuti. I centri urbani devono altresì dimostrare il coinvolgimento attivo delle persone con disabilità e delle organizzazioni che le rappresentano – anche qui in linea con i princìpi della Convenzione ONU – nella pianificazione e nell’attuazione delle politiche di accessibilità della città.

Lanciato nel 2010, il premio è andato nella prima edizione alla città spagnola di Ávila e nel 2011 a Salisburgo (Austria). Le altre tre finaliste dello scorso anno sono state Cracovia (Polonia), Marburg (Germania) e Santander (Spagna). La giuria, inoltre – così come succederà quest’anno – ha assegnato riconoscimenti speciali a Terrassa (Spagna) per l’architettura e gli spazi pubblici, a Lubiana (Slovenia) per i trasporti e le relative infrastrutture, a Olomouc (Repubblica Ceca) per l’informazione e la comunicazione – incluse le nuove tecnologie – e a Grenoble (Francia) per le strutture e i servizi pubblici. Zero assoluto – come si può notare con una certa amarezza – per le città italiane(Stefano Borgato)

Per ogni ulteriore informazione, accedere al sito specificamente dedicato all’Access City Award. E, per il coordinamento italiano dell’iniziativa: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it..

10 luglio 2012
Ultimo aggiornamento: 10 luglio 2012 13:19

© Riproduzione riservata

fonte Superando

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