Gradara: il castello "accessibile"
Dal 18 marzo al 10 giugno 2012 il castello di Gradara organizza una mostra d’arte contemporanea dal titolo “Vietato non toccare” presso Palazzo Rubini Vesin.
Il titolo esprime l’essenza stessa della mostra: accessibile e multisensoriale.
Il visitatore non rimane in passiva contemplazione delle opere, ma si integra con le stesse e si fa partecipe della loro “realizzazione”. Il percorso di visita, unico e personale, si definisce utilizzando le percezioni sensoriali e le proprie abilità, qualunque esse siano. Sono inoltre previsti laboratori didattici e visite guidate multisensoriali adatti a tutti.
La mostra è accessibile anche ai disabili motori.
Prenotando anticipatamente, è possibile richiedere l’autorizzazione a raggiungere l’ingresso del Palazzo Rubini Visin con la propria auto (no pullman). Per la giornata del 18 marzo saranno presenti volontari della Protezione Civile di Gradara, che garantiranno la partecipazione alle iniziative e alle attività in programma anche nel borgo ai visitatori con mobilità ridotta o in sedia a rotelle.
La Redazione
Sentenza importante per gli invalidi
Arriva da Torino una sentanza importante per chi percepisce un assegno d'invalidità. Una ragazza disabile ha dovuto rivolgersi alla Consulta per le Persone in Difficoltà e avviare un ricorso per vedere riconosciuto il suo diritto a mantenere la provvidenza di invalidità fino a quando non abbia sostenuto la visita di accertamento della commissione.
Per molti potrebbe sembrare una questione normale, invece fino a poco tempo fa non era così. A volte la convocazione non arriva in tempo: scade il termine indicato sul verbale senza che il disabile sia stato chiamato per la visita. Le cause sono di varia natura: ritardi, liste d’attesa infinite, errori nella comunicazione. L'INPS in questi casi sospendeva l'erogazione della pensione.
D’ora in poi, nei casi in cui il ritardo è imputabile all’Inps (e non al disabile), l’ente pensionistico dovrà continuare a versare l'assegno, fino alla fissazione di una nuova visita: solo allora si potrà stabilire se la percentuale di invalidità è rimasta immutata oppure no.
Fonte: Quotidiano Piemontese
I disabili e l'Italia che vorremmo
Caro presidente Monti, ho visto con piacere che nel decreto “Semplifica Italia”, all’articolo 62 (disposizioni per lo sviluppo del settore turistico), si legge che sono state apportate modifiche al decreto legislativo 23 maggio 2011 numero 79. All’articolo 22, comma 2, sono aggiunte le seguenti parole: “e della promozione di forme di turismo accessibile, mediante accordi con i principali vettori operanti nei territori interessati attraverso pacchetti agevolati per i giovani, gli anziani e i soggetti portatori di disabilità”. Questa aggiunta si colloca all’interno del potenziamento di circuiti turistici nazionali di eccellenza, in un concerto tra governo, e regioni.
Dunque pacchetti agevolati per i portatori di disabilità, nati dal concerto tra governo, regioni e maggiori vettori nazionali. Una buona cosa certamente.
Le vorrei segnalare però alcune emergenze. Innanzitutto il salire e lo scendere dai vettori: le potrei narrare un numero infinito di umiliazioni per la lentezza, la sciatteria, con cui questi vettori operano. Il viaggiare per un disabile in Italia è sempre qualcosa di straordinario e non di ordinario. E poi quando si arriva nei centri turistici, continuano le umiliazioni e le sciatterie, perché è negato l’accesso al mare, contraddicendo la legge quadro del 1992, perché continuamente ci sono scalini e scaloni. E gli alberghi molto spesso non sono all’altezza della situazione.
Il disabile arriva con la sua carrozzina fino a quaranta metri dal mare e si arena. Se viene in Versilia o a Viareggio, le cose stanno così ma non migliorano in altre parti d’Italia. Se uno va in una città d’arte come Firenze, mettono le catene alle piazze e i disabili non possono muoversi e poi gli scalini per andare nei musei piuttosto che nelle biblioteche per non parlare dei palazzi delle istituzioni. Anche qui quante leggi disattese, o applicate con una pigrizia e una lentezza senza fine.
Manca una politica coerente per il superamento delle barriere architettoniche e per trasporti efficienti e funzionanti. Ma ben altri problemi ci sono per i disabili, dal diritto allo studio, al diritto al lavoro. Senza studio e senza inserimento mirato al lavoro, non c’è futuro per i disabili, ma non c’è futuro neanche per uno stato sociale rinnovato. Il rischio è il collasso del sistema.
Entro il maggio 2012 ci dovrà essere la riforma del’Isee. E’ un punto delicatissimo, che richiede saggezza, equilibrio e rispetto reale dei diritti dei disabili, fuori da una logica corporativa, con un disegno di grandi ambizioni, che non penalizza la vita dei disabili. Oggi se un giovane è precario, un giovane disabile è precario due volte. Se oggi una donna ha difficoltà sul mercato del lavoro, una donna disabile ha il doppio di difficoltà. E l’astuzia degli enti pubblici, la spregiudicatezza degli imprenditori e la complicità dei sindacati impediscono l’inserimento lavorativo mirato di molti disabili. In Toscana sono duemila i cosiddetti “scoperti”. Non pochi.
Caro presidente, partiamo pure dai pacchetti turistici per i disabili, ma costruiamo una grande politica dell’inclusione, una politica che fa dei disabili di questo paese una grande risorsa, per unire e non per dividere, per rinnovare il welfare e non per mantenere privilegi corporativi per qualcuno.
Il suo predecessore al ministero del Tesoro avviò una campagna contro i falsi disabili. I disabili non sono falsi ma veri. Falsa è la società che li mette in un angolo, che li abbandona come qualcosa di inutile e costoso, che li sottopone a campagne diffamatorie. Non è questa l’Italia che vogliamo costruire. Noi vogliamo una Italia che rende indipendente la vita a ciascuno, per vivere la relazione con tutti, che abbatte le barriere, che sa ascoltare il dolore civile del paese, che sa patire per rimettersi in piedi. Questo i disabili lo fanno tutti i giorni. Grazie per avermi ascoltato.
Enrico Rossi, consigliere del presidente della Regione Toscana per la difesa dei diritti delle persone disabili
Fonte: il Tirreno – 15 febbraio 2012
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Un documento che condivido appieno.
Noi disabili, cittadini invisibili
Con soddisfazione ed apprezzamento la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap segnala il rilievo offerto oggi, 17 febbraio, dal Corriere della Sera ai temi di maggiore gravità che riguardano milioni di persone con disabilità. Finalmente non si chiacchiera di “falsi invalidi”, ma di problemi reali.
L’articolo di Gian Antonio Stella, una delle più apprezzate firme del giornalismo italiano, Noi disabili, cittadini invisibili è ben evidenziato in prima pagina e ripreso in un’intera pagina interna. Vi riporta alcune delle più significative lettere, fra le tante giunte in redazione, di persone con disabilità e dei loro familiari, disegnando un quadro drammaticamente realistico.
Ampio spazio è dedicato, di spalla, ad un intervento di Pietro Barbieri, presidente FISH, che si conclude con una frase che potrebbe essere la sintesi più adatta in queste giornate di fermento:
“Troppo diffusamente in questi giorni si ipotizza di considerare le pensioni agli invalidi e gli assegni sociali come se fossero un reddito, al pari delle rendite finanziarie: tassare l’assistenza.
Troppo spesso, più soffusamente, si diffonde il convincimento, anche da parte di insospettabili, che bisogna stringere sull’indennità di accompagnamento (490 euro al mese): oltre a non essere in grado di svolgere gli atti quotidiani della vita, bisognerà dimostrare pure di essere indigenti e che la propria famiglia sia alla miseria.
Scenari tutt’altro che rassicuranti per quella che è un’emergenza nazionale a cui il movimento delle persone con disabilità tenterà in tutti i modi di opporsi, ben sapendo che è in gioco il futuro, l’inclusione o la reclusione, la miseria o la dignitosa sopravvivenza.
La ‘disabilità’ non è una lobby: è una condizione che attraversa in orizzontale, in verticale, e pure in diagonale, la nostra collettività. Che non ha bisogno di carità, pietà, elemosina e forse nemmanco di solidarietà, ma di diritti certi e opportunità al pari degli altri.”
Fonte:
Gian Antonio Stella
Corriere della Sera 17/02/2012
Quando la neve rende disabili
Ancora un interessante articolo sulla barriera NEVE, che invita tutti noi, disabili e non, a riflettere.
La Redazione
«La neve - scrive Camillo Gelsumini, in questo suo incisivo "sfogo" dall'Abruzzo - è una barriera, più o meno come quelle che noi disabili troviamo sui nostri percorsi quotidianamente. Persone che si reputavano forti e gagliarde, all'improvviso si sono trovate bloccate in casa e giù, tutte a lamentarsi in televisione sul fatto che nessuno era andato a spalare la neve davanti casa loro... Chissà se questa esperienza di alcuni giorni "da disabili" ha infuso in qualcuno un po' di consapevolezza in più!»
È arrivata la neve e con essa tanta allegria per il bambini, felicità per i ragazzi che non vanno a scuola e sconforto, disagi e problemi per gli adulti. I disabili probabilmente tutti reclusi in casa, agli "arresti domiciliari"... non esistono, infatti, gomme termiche o catene da carrozzina.
Si sa che d'inverno può capitare che nevichi, anche abbondantemente. Allora perchè tutte queste lamentele e questa impreparazione? Un disabile cinico, quale io sono, potrebbe pensare: «Finalmente molti possono sperimentare sulla propria pelle, a poco prezzo, cosa significhi trovarsi in presenza di barriere». Eh sì, la neve è una barriera, più o meno come quelle che noi disabili troviamo sui nostri percorsi quotidianamente.
Persone che si reputavano forti e gagliarde, all'improvviso si sono trovate bloccate in casa e giù, tutte a lamentarsi in televisione sul fatto che nessuno era andato a spalare la neve davanti casa loro; facevano quasi pena... il Comune non ha fatto niente... la Provincia non ha mandato i mezzi ecc. ecc. Solo una magnifica nonnina di 84 anni ha candidamente confessato di avere spalato tutto il passaggio davanti a casa sua, da sola.
Sicuramente anche qualcun altro lo avrà fatto, ma, tra tutti, quella nonnina meriterebbe un encomio e la ribalta nazionale, perché rappresenta una delle poche superstiti di un'umanità che non esiste più, quell'umanità che si rimbocca le maniche, che ha il coraggio di fare da sé e non aspetta la manna dal cielo.
Nel mio quartiere non ho visto nessuno, dei tanti uomini abili, uscire di casa propria con una pala in mano, forse che all'improvviso sono diventati tutti "disabili" come me?
Ho un'età che mi permette ancora di ricordare che quando nevicava, tanti anni fa, il vicino di casa della mia famiglia spalava tutto il piazzale e faceva pure un pupazzo di neve, anzi, una "pupazza", perché aveva le tette e - spudorato l'autore - del carbone tra le tozze gambe appena accennate. Erano altri tempi, altre generazioni, sicuramente più solidali e generose: non avevano paura di fare qualcosa per la collettività gratuitamente.
Una riflessione: questa società che abbiamo costruito, piena di tante inutilità, si dimostra "handicappante" al primo imprevisto, che sia un terremoto, l'alluvione, la neve o... un naufragio. L'handicap non è tanto fisico, quanto psicologico; la deresponsabilizzazione globale rende tutti inermi, incapaci di reagire, inetti. Nessuno pensa più a se stesso come a una risorsa per la società, ma tutti si aspettano che intervenga qualcun altro; sono tutti (fatte salve le dovute eccezioni) privi di iniziativa personale e incapaci di pensare che sì, proprio tutti noi, possiamo fare qualcosa di utile per la collettività.
Chissà se questa esperienza di alcuni giorni "da disabili" ha infuso in qualcuno un po' di consapevolezza!
E comunque... italiani, supposti di sana e robusta costituzione fisica, forza, prendete una pala e scendete in strada!
di Camillo Gelsumini Presidente della UILDM di Pescara-Chieti