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Informazioni INPS sulle pensioni

Sospese «decine di migliaia» di prestazioni legate al reddito, quali per esempio gli assegni sociali, le invalidità, le pensioni ai superstiti e quelle integrate al minimo. Di questa operazione ha dato notizia l'Inps con il messaggio 47 del 2 gennaio 2012.

L'Istituto non fornisce ancora il numero preciso delle prestazioni sospese. Ma indicandolo genericamente in «decine di migliaia» lascia capire che sono tantissime le persone che in questi giorni hanno ricevuto o stanno ricevendo gli «avvisi di sospensione». Destinatari della missiva sono tutti coloro che non hanno fatto avere all'ente previdenziale il modello «Red» per il 2009.

«Decine di migliaia» di persone che, dal momento dell'avviso, avranno 60 giorni di tempo per comunicare quei dati. Tecnicamente, dovranno presentare all'Istituto la «domanda di ricostituzione», con la situazione reddituale propria e della famiglia sia del 2009 sia del 2010. Se lo faranno e confermeranno i requisiti per il diritto alla prestazione, allora otterranno gli arretrati. Altrimenti, dopo 60 giorni dalla sospensione, l'Istituto procederà con la revoca definitiva del trattamento legato al reddito.

Sono più di 10 milioni le persone che, anche per la bassa o nulla capacità reddituale (propria e della famiglia), hanno diritto a un trattamento previdenziale o assistenziale: sono tutti quelli che hanno un assegno di invalidità, i titolari di invalidità civile, i pensionati sociali, chi ha una pensione ai superstiti (indiretta o di reversibilità che sia) e tutti coloro che hanno pensioni integrate al minimo o trattamenti di famiglia (assegni familiari) e altre maggiorazioni.

Nei loro confronti la verifica dei redditi viene fatta dall'Inps richiedendo ogni anno i dati reddituali del titolare della prestazione, ed eventualmente del coniuge e dei figli. Dati rilevanti sia per il diritto sia per la misura dell'assegno. La comunicazione di questi dati agli enti pensionistici può essere fatta tramite i patronati o direttamente all'Inps. Ed è obbligatoria per tutti i titolari di prestazioni legate al reddito che non fanno né il 730 né Unico. Altrimenti provvede l'amministrazione finanziaria: dal 1° gennaio 2010 il Fisco è infatti tenuto a fornire agli enti previdenziali le informazioni reddituali presenti in tutte le banche dati a sua disposizione, relative ai titolari, ai coniugi e ai familiari, di prestazioni pensionistiche o assistenziali.

L'obbligo di comunicazione è riferito al titolare di prestazioni residente in Italia; quindi, dalla campagna reddituale 2010 (relativa ai redditi 2009) l'Inps, per i residenti in Italia, ha chiesto le informazioni reddituali sia agli interessati, sia all'agenzia delle Entrate. In caso di mancata comunicazione o di assenza di quei dati, le prestazioni collegate al reddito vengono dapprima sospese.

Se poi, entro i 60 giorni successivi alla sospensione, viene fatta la dichiarazione, allora la prestazione viene ripristinata dal mese successivo alla comunicazione, accertando il diritto anche per l'anno in corso. Invece, se entro i 60 giorni successivi alla sospensione la dichiarazione non viene resa, si procede alla revoca definitiva delle prestazioni collegate al reddito e al recupero di tutte le somme erogate a questo titolo nel corso dell'anno in cui la dichiarazione dei redditi avrebbe dovuto essere resa. La disposizione riguarda anche i soggetti residenti all'estero.

Con il messaggio 18295 del 26 settembre 2011, l'Istituto aveva illustrato l'operazione di invio della comunicazione di sollecito, con la quale gli interessati erano stati nuovamente invitati a effettuare la comunicazione, prima di procedere alla sospensione delle prestazioni (prevista dall'articolo 13, comma 6 della legge 122/2010). Ora, a «decine di migliaia» di persone che non hanno provveduto all'invio entro il 30 novembre scorso l'Inps ha inviato l'avviso di sospensione, diversificato fra residenti in Italia e residenti all'estero.

LA CARE CARD

 Un’idea semplice e innovativa per mettere a disposizione immediata di medici e sanitari tutte le informazioni sul paziente

Un fascicolo sanitario elettronico sempre a disposizione di medici e sanitari per la gestione delle emergenze. Si tratta di un’idea semplice ma decisamente innovativa nata per fronteggiare la difficoltà della gestione di cure ed emergenze delle persone con disabilità, che spesso hanno quadri clinici piuttosto complessi.

Il Centro Speranza di Fratta Todina, in provincia di Perugia, è stata la prima realtà italiana a dotare tutti i propri assistiti della care card. Lo strumento si presenta in due versioni: una cartacea, il passaporto per le emergenze, ed una digitale, una chiavetta Usb che contiene il fascicolo sanitario elettronico vero e proprio.


Il passaporto per le emergenze comprende tutte le informazioni necessarie a conoscere e instaurare un rapporto con la persona con disabilità: la mia malattia, le medicine che prendo, come comunico, cosa mi piace, cosa non mi piace, le mie autonomie, le mie emozioni, i cibi che preferisco, i cibi che odio.

Il fascicolo sanitario elettronico aggiunge a questa prima parte tutte le altre informazioni mediche: esami di laboratorio e strumentali, precedenti ricoveri, certificati, scale di valutazione. Il fascicolo è contenuto in una chiavetta Usb autoinstallante, contenente informazioni anagrafiche, dati amministrativi, Svamdi (scheda valutazione multidimensionale disabili), bilanci di salute, profilo sanitario sintetico, scanning delle cartelle cliniche e delle lettere di dimissione, scanning di prescrizioni specialistiche, di referti di indagini diagnostiche e di verbali di pronto soccorso, certificati, farmaci assunti. Il documento dovrà essere costantemente aggiornato da medici di base e pediatri, per poter rappresentare sempre la situazione attuale.

In questo modo medici e personale sanitario potranno avere sempre a disposizione tutto ciò che serve per farsi carico delle cure necessarie nel miglior modo possibile. La care card è utile sotto tutti i punti di vista: nel caso di un ricovero d’urgenza, nel caso di una vacanza lontano da casa e in tutti i casi in cui i problemi di salute coinvolgano anche l’aspetto cognitivo.
Quanto ci vorrà perché tutti i disabili italiani ne possano disporre?

Per info:

www.centrosperanza.it

Malattie reumatiche

Diagnosi precoce, appropriatezza terapeutica e follow up continuo per migliorare la qualità di vita del paziente e ridurre i costi socio-sanitari. Sono queste le nuove Linee Guida elaborate dalla SIR, Società Italiana di Reumatologia, per il trattamento delle più frequenti e più gravi malattie reumatiche di natura immuno-flogistica e a elevato rischio di cronicità e invalidità,  presentate in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia in programma a Rimini, dal 23 al 26 novembre 2011.
“Le Linee Guida insistono sulla necessità di una diagnosi precoce, sulla tempestività e personalizzazione prescrittiva, sul controllo periodico e ravvicinato del paziente, sull’appropriatezza terapeutica e sul rapporto costo–efficacia delle risorse farmacologiche impiegate”, spiega il Presidente della SIR, Professor Giovanni Minisola, Direttore della Divisione di Reumatologia dell’Ospedale “San Camillo” di Roma. “Le nuove Linee Guida, dunque, vanno considerate quale investimento sociale in grado di abbattere gli elevati costi delle malattie croniche e invalidanti.”
Le malattie reumatiche, infatti, oltre ad essere la prima causa di dolore e disabilità in Europa, rappresentano un costo sociale ed economico rilevante.
In Italia ne soffrono oltre 5 milioni le persone e di queste circa 734.000 sono colpite da forme croniche come l’artrite reumatoide e le spondiloartriti. La spesa farmaceutica è di circa 1,5 miliardi di euro l’anno e di 3 miliardi in termini di perdita di produttività. Tra perdite di produttività, care giver e cure informali, si stima che il totale dei costi indiretti sia pari a circa i 2/3 dei costi totali, con solo 1/3 dei costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, mentre il costo annuo medio per paziente è di 8.000 euro.
Aspetti tanto più rilevanti se si pensa che le malattie reumatiche, in particolare l’artrite reumatoide che da sola comporta 13 milioni di giornate di assenza dal lavoro all’anno, colpiscono soprattutto persone giovani, nel pieno della vita lavorativa e sociale, soprattutto le donne.
“Si tratta di numeri impressionanti, soprattutto se si considerano i tanti passi avanti fatti dalla ricerca scientifica, progressi che hanno consentito da un lato l’individuazione dei meccanismi con cui la malattia aggredisce i tessuti dell’organismo, sia a livello cellulare che molecolare, dall’altro la realizzazione di farmaci particolarmente efficaci”, continua Minisola. “Oggi possiamo intervenire non solo sui sintomi ma anche sui meccanismi immunitari e infiammatori della malattia al fine di bloccarne l’evoluzione. Tuttavia, per essere efficaci, è necessario ridurre i tempi di diagnosi. In questo senso, è fondamentale la collaborazione con i medici di medicina generale che devono essere sensibilizzati a riconoscere i sintomi e indirizzare il paziente allo specialista Reumatologo. L’unico in grado di intervenire adeguatamente su malattie complesse che non coinvolgono solo le articolazioni, ma anche gli organi interni”.
Oggi tra i primi sintomi e la diagnosi di artrite reumatoide trascorre mediamente un anno. Quando il sistema funziona in modo virtuoso e il medico di medicina generale riesce a individuare correttamente i sintomi, si riescono ad accorciare i tempi fino a meno di 6 mesi. In genere il percorso è a ostacoli e vede il paziente muoversi tra il medico di famiglia, pronto soccorso, ortopedici e fisiatri, con liste d’attesa della durata di mesi e che determinano un’inevitabile evoluzione della malattia.
Per quel che riguarda un’altra malattia altamente invalidante, la spondilite anchilosante, va segnalato che in Italia sono meno del 20% i pazienti ai quali viene posta la diagnosi esatta entro due anni dall’esordio dei sintomi. Infatti, la quasi totalità dei pazienti, al momento della diagnosi, è affetto dalla malattia da molto tempo: il 21% ha durata di malattia dai 2 ai 5 anni, il 32% da 5 a 10 anni, il 29% ha durata di malattia oltre i 10 anni.
L’identificazione precoce delle Malattie Reumatiche e il loro trattamento appropriato rappresentano un tema chiave del Congresso Nazionale 2011 della Società Italiana di Reumatologia, nel corso del quale verranno presentate importanti novità che riguardano gli aspetti genetici e immunologici della Sclerodermia, del Lupus e dell’Artrite Reumatoide e quelli riguardanti l’importanza della Vitamina D in molte condizioni reumatiche.

Fonte:  Stefania Lupi

 

ASSEMBLEA DEI SOCI ANIEP ANCONA 2011

                                                                      

anieplogo-g

                                              

 ANIEP  

 ASSOCIAZIONE NAZIONALE

 PER LA PROMOZIONE E LA DIFESA

 DEI DIRITTI CIVILI E SOCIALI

 DEGLI  HANDICAPPATI    

 

                                                                                      Ancona, 25 novembre 2011

Ai Soci

Loro Sedi

                                           

  Convocazione Assemblea Provinciale ordinaria 2011

 

L’Assemblea Provinciale ordinaria dell’Aniep di Ancona è riunita in prima convocazione per il giorno venerdì 16 dicembre 2011 alle ore 24.00 e sabato 17 dicembre 2011 alle ore 15.00 in seconda convocazione presso la sede Aniep, in via Scrima, 29 - Ancona.

L’ordine del giorno è il seguente:

  1. Adempimenti relativi alla costituzione dell’Assemblea.
  2.  
  3. Relazione dell’attività svolta dall’Associazione.
  4.  
  5. Discussione, votazione e approvazione Consuntivo Bilancio 2010 e Preventivo 2011.
  6.  
  7. Nomina componenti Collegio Scrutatori.
  8.  
  9. Elezioni dei componenti del Consiglio dell’Aniep e dei Sindaci Revisori 2011/2014.
  10.  
  11. Varie ed eventuali.

Chi fosse interessato a candidarsi come componente del Consiglio o come Sindaco Revisore può contattare l’Aniep di Ancona ai seguenti indirizzi:

Aniep Ancona via Scrima 29  - 6016 ANCONA

Telefono/Fax : 071.2814021  - E_mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

Il socio impedito alla partecipazione dell’Assemblea potrà dare delega con il modello allegato da trasmettere all’Associazione.

La riunione, data l’importanza degli argomenti da trattare, richiede la massima partecipazione.

          F.to Il Presidente

          Dott.ssa Stefania Angeli

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Sede Provinciale: via Scrima 29 , 60126 Ancona

 Tel/Fax: 071.2814021

      oppure   This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.   

 

Trasporto alunno disabile

Marche, il Tar: “Trasporto alunno disabile,

un obbligo per il comune"

PESARO – Invece del servizio di trasporto scolastico con il quale far arrivare a scuola la figlia disabile, il comune le aveva dato un semplice contributo economico, non risolvendo però il suo problema di mamma lavoratrice impossibilitata ad accompagnare la figlia a scuola. Convinta di essersi vista negare un diritto, ha fatto ricorso al Tar, che ora le ha dato ragione, affermando che il Comune non può trincerarsi dietro difficoltà operative e che il servizio deve avere la priorità perché destinato a persone svantaggiate, le cui esigenze si fondano sugli articoli 2 e 3 della Costituzione. Il fatto è accaduto in un piccolo comune della provincia di Pesaro – Urbino ed è stato reso noto dalla Consigliera di parità della Provincia Maria Luisa Carobbio.
“Sento il dovere di dare visibilità a questa sentenza – evidenzia la Consigliera di parità della Provincia Maria Luisa Carobbio – poiché riguarda una ‘mamma lavoratrice’, con figlia minore con disabilità. Di fronte alla delibera del proprio Comune, che per il periodo aprile/giugno prevedeva un contributo di 10 euro al giorno per studenti disabili che necessitano di assistenza al trasporto e di 15 euro per quelli con disabilità motorie che impediscono l’utilizzo dei mezzi pubblici, la mamma ha fatto valere quella parità di trattamento che è alla base di ogni azione antidiscriminatoria”.
“Come evidenzia la sentenza – prosegue la consigliera – il Comune non può trincerarsi dietro difficoltà operative, visto che il servizio è destinato a persone svantaggiate, le cui esigenze hanno la priorità in base al principio solidaristico indicato agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Prendendo in considerazione anche le giustificazioni del Comune, che ha avanzato problematiche organizzative indubbiamente presenti per un ente di ridotte dimensioni, il Tar ha previsto che alla soluzione del problema concorrano la Provincia o l’Ambito Sociale a cui appartiene il Comune, oltre che la Regione per gli aspetti finanziari, secondo l’art.12 della legge regionale 18/1996”.
Il Tribunale amministrativo regionale ha pronunciato una sentenza per l’annullamento della delibera di giunta con cui il comune aveva previsto il contributo al posto del servizio e lo ha condannato ad attivare il servizio pubblico a domanda individuale. Inoltre il Tar ha fissato la data per la trattazione della domanda risarcitoria. “Una sentenza molto importante – conclude la Carobbio - perché fissa responsabilità istituzionali in ordine all’obbligo delle pubbliche amministrazioni di fornire parità di trattamento nell’accesso alla scuola di studenti disabili, sollevando le famiglie e, nel caso specifico, una mamma lavoratrice e sola, dalla faticosa organizzazione del trasporto”.

 

Fonte  Svegliaconsumatori del 22/11/2011

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